Millepiani. Capitalismo e schizofrenia by Gilles Deleuze Felix Guattari

Millepiani. Capitalismo e schizofrenia by Gilles Deleuze Felix Guattari

autore:Gilles Deleuze, Felix Guattari [Gilles Deleuze, Felix Guattari]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2016-08-31T22:00:00+00:00


Ricordi di un pianificatore. - Forse ci sono due piani o due maniere di concepire il piano. Il piano può essere un principio nascosto, che dà a vedere ciò che si vede, a capire ciò che si capisce..., ecc., facendo in modo che a ogni istante il dato sia dato, sotto un certo stato, in un certo momento. Ma il piano stesso non è dato. È nascosto per natura. Si può soltanto ingerirlo, indurlo, dedurlo a partire da ciò che dà (simultaneamente o successivamente, in sincronia o diacronia). Un tale piano, infatti, è tanto d'organizzazione quanto di sviluppo: è strutturale o genetico, e le due cose a un tempo; è struttura e genesi, piano strutturale delle organizzazioni formate con i loro sviluppi, piano genetico degli sviluppi evolutivi con le loro organizzazioni. Sono soltanto sfumature in questa prima concezione del piano. E accordare troppa importanza a queste sfumature ci impedirebbe di cogliere qualcosa di più importante. Il fatto è che il piano, così concepito o così fatto, concerne ad ogni modo lo sviluppo delle forme e la formazione dei soggetti. Una struttura nascosta necessaria alle forme, un significante segreto necessario ai soggetti. È inevitabile, quindi, che il piano stesso non sia dato. Non esiste infatti se non in una dimensione supplementare a ciò che dà (n + 1). Per questo è un piano teleologico, un disegno, un principio mentale. E' un piano di trascendenza. È un piano di analogia, sia perché assegna il termine eminente di uno sviluppo sia perché stabilisce i rapporti proporzionali della struttura. Può essere nella mente di un dio o in un inconscio della vita, dell'anima o del linguaggio: è sempre dedotto dai suoi propri effetti. È sempre inferito. Anche se viene detto immanente, lo è solo per assenza, analogicamente (metaforicamente, metonimicamente, ecc.). L'albero è dato nel germe, ma in funzione di un piano che non è dato. Lo stesso vale per la musica, dove il principio d'organizzazione o di sviluppo non appare per se stesso in relazione diretta con ciò che si sviluppa o si organizza: c’è un principio compositivo trascendente che non è sonoro, che non è «udibile» di per sé, per se stesso. Questo permette tutte le interpretazioni possibili. Le forme e i loro sviluppi, i soggetti e le loro formazioni rinviano a un piano che opera come unità trascendente o principio nascosto. Si potrà sempre esporre il piano, ma come una parte separata e non data in ciò che produce. Non è così che Balzac e anche Proust espongono il piano d'organizzazione o di sviluppo della loro opera, come in un metalinguaggio? Ma anche Stockhausen, non potendo rendere udibile la struttura delle sue forme sonore, non ha forse bisogno di esporla come se si trovasse «a lato» di queste? Piano di vita, piano di musica, piano di scrittura, è la stessa cosa: un piano che non è determinabile in quanto tale, che può essere soltanto inferito in funzione delle forme che sviluppa e dei soggetti che modella, poiché esiste per queste forme e questi soggetti.



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